Annuale appuntamento dedicato ai presbiteri anziani e malati giovedì scorso al nostro Santuario dove l’Unitalsi lombarda e la Conferenza episcopale lombarda hanno organizzato la 10ª Giornata della fraternità sacerdotale. Perché non si smette mai di essere sacerdoti, sia quando si è giovani e in forze, sia quando si è in là con gli anni e il fisico non è più quello di una volta. Per l’occasione l’arcivescovo di Milano e metropolita di Lombardia Mario Delpini ha presieduto nella basilica del nostro Santuario, alle 11.30, la Messa solenne. Presenti una quindicina fra vescovi e vescovi ausiliari ed emeriti delle diocesi lombarde e ben 126 sacerdoti: un numero record, oltre alle dame e ai barellieri dell’Unitalsi guidati dai presidenti provinciali e dal presidente regionale Luciano Pivetti. La processione dal Centro di spiritualità fino alla basilica, durante la quale è stato pregato il Rosario, ha preceduto la celebrazione. «Vanno fatti i complimenti all’Unitalsi – ha detto simpaticamente Delpini a inizio Messa – per l’organizzazione di questa giornata e anche, dopo le preoccupazioni di ieri, per aver fatto uscire il sole».
Nella sua omelia l’arcivescovo di Milano ha raccontato di tre figure di preti. Il primo: il prete che scrive a tutti, dai suoi confratelli fino al presidente della Repubblica e anche e soprattutto al suo vescovo, lamentandosi di continuo. A un certo punto – ha detto Delpini – il vescovo si decide a rispondergli e gli dice: «Caro padre, ti è rimasta ancora un po’ di speranza nel Paradiso?». Un chiaro invito al sacerdote a porre tutta la propria speranza nella grazia di Cristo Gesù.
Poi c’è un secondo esempio di prete, quello tutto scrupoli: è colui che si affligge e si inquieta continuando a fare l’elenco delle proprie inadempienze. Ma non c’è bisogno di tormentarsi, perché Dio, tramite l’angelo serafino, gli manda un messaggio chiaro: è sufficiente che il prete sia santo, anche senza parole, anche senza digiuno, anche senza andare e venire qua e là.
Infine, il terzo esempio: il prete esperto di vini, quello che ne sa più di tutti, ma anche quello che si trasfigura dalla gioia nel momento che entra in un luogo chiamato «Cantina degli angeli». «L’intenditore di vini – ha detto l’arcivescovo – non è quello che gira ovunque, ma quello che sa dove si trova il vino buono. Come l’intenditore di gioia, che sa dove trovarla; e là dove c’è la gioia lui si stabilisce».
L’omelia è finita lasciando a ciascuno dei presenti le proprie riflessioni. «Chi si riconosce, almeno in parte, nel prete che scrive, chi nel prete che si affligge o chi nel prete intenditore di vini sappia che nella grazia di Cristo, nell’essere santo e nella vera gioia del Signore troverà la propria dimensione».
Al termine della Messa il saluto di Luciano Pivetti. «Questa giornata, giunta al decimo anniversario – ha detto il presidente lombardo – è da considerare una tradizione dell’Unitalsi lombarda e di tanti suoi benefattori, a cominciare dal cavalier Ernesto Pellegrini, e caratterizza il servizio della nostra associazione non solo nei pellegrinaggi a Lourdes, ma anche nell’assistenza ad anziani e ammalati nei territori in cui operiamo. Assicuro al rettore del Santuario, monsignor Amedeo Ferrari, e al vescovo di queste terre, monsignor Antonio Napolioni, così come a tutti i presenti, un ricordo e una corale preghiera speciale alla grotta di Massabielle.
Dopo la benedizione i sacerdoti ed i vescovi, in processione insieme ai volontari dell’Unitalsi, hanno fatto ritorno al Centro spiritualità, dove hanno concluso il pellegrinaggio con un momento conviviale.